Pratica del Silenzio, pazienza e non-reazione

Imparare ad utilizzare il silenzio, a silenziare la nostra mente, è a tutti gli effetti un esercizio spirituale.

È una tecnica molto efficace di autoanalisi e crescimento che può farci scoprire un intero mondo al di là dell’ego e delle apparenze.

Molti maestri spirituali e monaci utilizzano questa pratica come perno centrale della loro filosofia, unita a meditazione, mantra, preghiere e servizio disinteressato verso gli altri, fornendo un bagaglio karmico importante alle persone che la sperimentano.

La calma di un lago
La perseveranza di un fiume

Siamo anime in cammino verso l’apprendimento costante dei mezzi e delle qualità sopite al nostro interno.

Apprenderemo a non identificarci troppo con la nostra mente, a non associare l’io con il pensiero, con le emozioni ed il corpo, bensì percepirli come degli strumenti da allenare e indirizzare verso il giusto, il buono e la coscienza..

Siamo l’osservatore, colui che fa esperienza della mente, del corpo e delle emozioni, le quali, a loro volta interagiscono con l’esterno influenzandolo in base alla nostra apertura mentale e alle nostre aspettative.

La pratica del Silenzio, al contrario di quel che possiamo pensare, non prevede per forza l’astensione totale al linguaggio parlato;

prevede, invece, l’allenamento costante per incrementare la pazienza, il saper aspettare, darsi del tempo prima di parlare per guardarsi dentro e capire da dove nascono le nostre risposte e dove vogliamo arrivare.

Il grande Tiziano Terzani
Spunti di riflessione

Per allenarsi a riconoscere la nostra essenza, l’anima, esistono anche tecniche che possono essere più estreme per alcuni, ma di sicuro molto efficaci, come il vipassana, una pratica buddista che si basa sulla totale assenza di contatto fisico, visivo e del dialogo, oltre a tecniche meditative, per valorizzare il nostro “dialogo interiore” al fine di imparare a non identificarci con esso..